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TAORMINA – Giù il sipario sul Taormina Film Fest 2025. Va in archivio la 71esima edizione della rassegna cinematografica ed è tempo di bilanci e pagelle. La settimana del cinema lascia in eredità diversi spunti interessanti.
Il primo, evidentemente, è la bravura che ha avuto Tiziana Rocca di resuscitare un festival che era sceso di tono da un paio di edizioni a questa parte e che la manager ha rivitalizzato mettendo in campo “l’Operazione Lazzaro” alla sua maniera, con un elettroshock artistico fatto di una parata di stelle del mondo del cinema e dello spettacolo che hanno onorato il festival con la loro presenza e hanno rialzato il livello anche rispetto al cortile paesano di un posto bellissimo ma altrettanto masochista. Taormina di questi tempi è la città dove qualcuno vorrebbe mandare via i big del lusso per rimpiazzarli con un paio di “taralli” d’importazione del circondario.
TRA MIRACOLO E IMPRESA. Tiziana Rocca supera l’esame e conferma di saper “friggere il pesce con l’acqua”, inventandosi un festival che non c’era, preso in mano il 7 marzo scorso e senza un budget adeguato. C’erano insomma le condizioni ideali per un flop ma la Rocca non è il tipo che si impressiona e ha scansato il fosso. Se non ha fatto un miracolo, non siamo distanti comunque dall’impresa. L’artista napoletana ha ribadito, in particolare, la sua abilità nel caricarsi tutto sulle spalle e mascherare con esperienza e personalità il vuoto sostanziale che c’era attorno a lei. Alla fine è riuscita a riposizionare l’evento sul piano concettuale di una reale dimensione di qualità, oltre quella “fuffa” che la fa da padrone in altri simili contesti a Taormina. Il risultato, insomma, è positivo, in simbiosi con la vocazione del territorio e con il momento di una città diventata una comfort zone delle big company straniere.
SI PUO’ MIGLIORARE. Il futuro potrà servire a migliorare l’assetto complessivo della rassegna anche rispetto ad alcuni aspetti rivedibili e a delle carenze di fondo che rimangono e che poi diventano lo spartiacque per un vero salto di qualità a 360 gradi. Certo, si può (e si deve) sempre migliorare ma è già un buon punto di ripartenza.
TAOARTE AL TRAINO. Poi c’è la politica. Quella che Tiziana Rocca l’ha accompagnata nelle foto ricordo e quella che l’ha in sostanza snobbata. Nel primo caso quasi da “libro cuore” l’immagine dei vertici di Taormina Arte, onnipresenti nelle giornate del festival accanto a Tiziana Rocca, “angeli custodi” della direttrice artistica dalle masterclass alle conferenze, all’arrivo dei divi e al red carpet sino alle serate al Teatro Antico. Rocca a trascinare il festival, gli altri al traino. Onnipresenti, sorridenti e orgogliosi. Un inno alla fierezza di esserci, con lo sguardo entusiasta e gli occhi sognanti che di solito hanno i bambini nelle cose che emozionano.
SENZA VOTO. Se ci fossero le pagelle, sarebbe complicato pronunciarsi sul sovrintendente Felice Panebianco e sul commissario Sergio Bonomo. Prenderebbero, insomma, un S.V., un senza voto: di stima e rispetto, giusto per valutarli con garbo e per non dover assegnare una bocciatura o uno scortese “Non pervenuti”. Non abbiamo il piacere di conoscerli ma se li ha portati Elvira Amata a Taormina e se li ha voluti catapultare in una realtà che non conoscevano, ai vertici di questa stagione complicata di Taormina Arte, un perché ci sarà pure.
RIPESCAGGIO E TRAVAGLI. E nelle giornate del festival del cinema c’era anche lei l’assessore Amata che – ad onore del vero – ogni anno, puntuale, non manca mai all’appuntamento con il festival del cinema. Bilancio tra luci e ombre per il suo festival. Le va riconosciuta la scelta stavolta indovinata di aver riportato Tiziana Rocca a Taormina. Il “ripescaggio” di una con la mentalità vincente come la Rocca è già tanta roba. Per il resto, come detto, rimane evidentemente insufficiente la gestione di altri fronti, a partire dai travagli di Taormina Arte che fa una gran fatica a reggere il passo, naviga in acque distanti anni luce dai suoi fasti migliori, in autunno cambierà anche i suoi uffici ma soprattutto è una realtà che ha smarrito la sua identità e ha perso la sua centralità ed il rapporto con la città. La Fondazione ad oggi non è più una presenza caratterizzante nelle dinamiche della Città di Taormina. E così fa il gioco di chi se n’è chiamato fuori e se n’è inventato un’altra (che non pare destinata ad avere miglior sorte).
IL SINDACO ASSENTE. Infine, al capitolo dei “Non pervenuti”, c’è lui, il grande assente. Eccolo, il man of the match degli assenti: Cateno De Luca. Il sindaco di Taormina non c’era, ha scelto di non esserci e si sa che non fa mai niente per caso. A memoria, diciamolo subito, andando indietro nel tempo, perlomeno negli ultimi 30 anni non si ricorda l’assenza di un sindaco di Taormina al Festival del Cinema. A voler essere ancora più precisi era accaduto soltanto in due circostanze ma nelle edizioni cui lottavano per la vita e contro la malattia Aurelio Turiano e Carmelantonio D’Agostino, compianti ex sindaci e uomini che verranno ricordati sempre con affetto dai taorminesi e con rispetto dagli addetti ai lavori che hanno avuto modo di conoscerli.
LA DIFFERENZA. Così la 71a edizione del Taormina Film Fest si è conclusa con la curiosa assenza, che non passa inosservata, del sindaco e dell’Amministrazione. L’anno scorso, per intendersi, c’era stata la presenza dell’assessore Jonathan Sferra alla conferenza stampa in cui si parlava di “sinergie” e “collaborazione”, nonostante si fosse consumato poco tempo prima il divorzio del Comune da TaoArte. E lo stesso De Luca aveva fatto le sue apparizioni alla rassegna.
QUESTIONE DI FASCIA. Quest’anno De Luca si è defilato. Un segnale politico? Possibile, probabile. Peccato, perché il mondo va avanti anche senza di lui ma la fascia imporrebbe certi passaggi e la sindacatura avrebbe suggerito buon senso con un minimo di presenza istituzionale. Poi che Taormina Arte sia bella o brutta, che ci siano equilibri politici e questioni di posizionamento in atto, è tutta un’altra storia. Soprattutto sarebbe stata cosa buona esserci anche per esprimere un sostanziale attestato di stima all’operato di Tiziana Rocca, una professionista che ha lavorato bene e che reso un buon servizio alla Città di Taormina.
L’ORDINE. Non è difficile immaginare che dal capintesta dell’Amministrazione sia partito anche l’ordine perentorio di scuderia agli altri di tenersi lontani dal festival. E allora qualche esponente della maggioranza si è visto in platea al Teatro Antico, giusto per godersi l’atmosfera glamour delle serate ma niente premiazioni, niente red carpet e niente palcoscenico. Così ha deciso il capintesta, punto e basta. Un paradosso che stride con il momento in cui pare si vada verso le “seconde nozze” tra De Luca e il centrodestra, una scelta che stona con una fase in cui c’è già stata la strambata nei rapporti tra lo stesso De Luca e il governo della Regione, con il presidente Renato Schifani un tempo contestato con ardore dal parlamentare di Fiumedinisi e ora ribattezzato con toni dolci “padre nobile della politica”.
DAL BRINDISI ALLE FRIZIONI? Al festival c’era poi la già citata presenza giornaliera in città di Elvira Amata, meloniana di riferimento in Sicilia per Fratelli d’Italia, che aveva perdonato con animo gentile lo scatenato De Luca per i suoi improperi del passato ed era apparsa al suo fianco nei mesi scorsi proprio a Taormina. I due avevano brindato insieme, sorridenti, l’anno scorso qui al Festival. In seguito anche al Mocambo ad inizio anno. Ora c’è chi vocifera che De Luca non ci sia stato per frizioni con Amata. Sarà vero? Sarà falso? Chissà.
LA TRATTATIVA. Fratelli d’Italia, intanto, rimane l’opzione di una possibile nuova “casa” politica di De Luca che sin dallo scorso anno ha avviato dialoghi romani con Arianna Meloni e con Giovanni Donzelli, per il tramite di Gaetano Galvagno. I soliti malpensanti (o bene informati, punti di vista) sostengono che rispetto a questa prospettiva la trattativa non sia ancora arrivata alla “fumata bianca”.
PRIORITA’ A FIUMILANDIA. Fatto sta che De Luca si è tenuto lontano dal festival. Ma spezziamo una lancia in suo favore, perché una buona motivazione l’aveva: in questi giorni aveva da dedicarsi al progetto di Fiumilandia. Tiziana Rocca capirà che i Michael Douglas e Martin Scorsese di turno non possono essere una priorità quando c’è da completare entro il 30 luglio l’istanza per una tale iniziativa da sogno. Sicuramente poi la “neonata” Fondazione Taormina saprà fare meglio di questo Festival e arriveranno a Taormina delle celebrity più famose di Catherine Deneuve, Dennis Quaid, Geoffrey Rush, Helen Hunt, Monica Bellucci, Olivia Wilde, Billy Zane, Alison Brie, Henry Cavill, Rupert Everett, James Franco, etc. E se poi non vi basta e non vi accontentate, allora salirà sul palco di piazza IX Aprile il sindaco De Luca e vi dirà: “Sono io il vostro Scorsese”.
COSI’ E’ SE VI PARE. “Un artista quando fa le cose non pensa a quello che succederà poi”, d’altronde recita una bella frase di Jo Squillo, la cantante amica di De Luca. Lui si esalta sul set della politica, il suo red carpet è il blitz e se ci fosse un Taormina Excellence Award per il sindaco, la statuetta avrebbe la forma di una partecipata. Nel frattempo sta già scrivendo la sceneggiatura del suo 2027. Un thrilling ad alto tasso adrenalinico, al confine tra Redemption e The Last Dance, dalle prossime elezioni a Messina sino alle Regionali e le Politiche, passando per le sorprese sulle alleanze e i ruoli a sorpresa di alcuni “fedelissimi”. Ecco perché De Luca non ha bisogno della ribalta della settimana del cinema a Taormina con le star di Hollywood: lui è già regista e attore protagonista del suo film, una produzione in salsa paesana che va in scena tutto l’anno. Ora è il tempo del kolossal. Quattro, tre, due, prima. Ciak, Fiumilandia, azione.
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